North End, il quartiere italiano di Boston

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North End, il quartiere italiano di Boston

Il North End è il più vecchio quartiere residenziale di Boston. Esso nacque nel 1630 come colonia puritana attorno alle aree attualmente occupate da North Square e North Street. Nel 1650 vi fu fondata in North Square la "Second Church of Boston", nota anche come North Church. Verso la fine del '700 il quartiere cominciò a declinare, e mentre gli originari abitanti ne uscivano per andare a stabilirsi nei nuovi quartieri residenziali cittadini che andavano sorgendo in quel periodo, un consistente numero di nuovi immigrati irlandesi cominciò ad insediarvisi. Nel 1855 su 26.000 abitanti del quartiere 14.000 erano nati in Irlanda e degli altri moltissimi erano bambini figli di irlandesi. Questi immigrati vivevano in condizioni ambientali spaventose: dal censimento del 1845 risulta che l'affollamento degli edifici era quasi doppio nell'area rispetto al resto della città (con una media di 17.79 abitanti per unità immobiliare contro una di 10.57 riferita all'intera città). Questa elevata densità abitativa, unitamente al fatto che la maggioranza degli edifici versava in condizioni di grave degrado edilizio, contribuiva a rendere drammatiche le condizioni di vita degli abitanti dell'area.

Parallelamente all'affermarsi di questa situazione di degrado urbano, anche le condizioni sociali del quartiere declinarono rapidamente, tanto che intorno alla metà dell'800 era ormai radicato nell'area un sottobosco di case d'appuntamento, locali equivoci dove si giocava d'azzardo e piccola delinquenza. I ragazzi della buona società bostoniana dell' epoca lo consideravano una specie di terreno di caccia per le loro scorribande del sabato sera.

In questo periodo stesso cominciò a svilupparsi l'immigrazione italiana a Boston. Essa fu inizialmente composta da classi medio-alte, che si occupavano di affari consolari, dell' insegnamento della musica e della danza e di altre attività qualificate. Questo primo gruppo di immigranti, peraltro non molto numeroso, fu molto ben accolto dalla società locale, anzi ne fu considerato un arricchimento per via del diverso bagaglio culturale che portava con se. Esso non andò ad insediarsi nel North End, ma si sparse per l'intera città, integrandosi rapidamente con la popolazione locale.

Nel decennio 1860-70 prese forma il primo insediamento italiano nell'area del North End. Esso era composto principalmente da genovesi, di estrazione sociale e condizioni economiche più elevate rispetto alla maggioranza dei meridionali che costituiranno il grosso del flusso migratorio negli anni seguenti. Questa prima comunità italiana, composta da circa 200 persone, si insediò a Ferry Court, in North Street, oggi non più esistente. Coi successivi arrivi dall'Italia l'area dell'insediamento si estese gradualmente nel corso del tempo lungo Ferry Street e North Street. Intorno al 1890 l'area abitata dagli italiani arrivava a Cross Street da una parte ed a North Bennet Street dall'altra.

A questo espandersi dell' insediamento italiano corrispose il progressivo abbandono del quartiere da parte degli irlandesi che, ormai per la maggior parte di seconda generazione, si andavano integrando nella società americana e trasferendo dall'area nella quale avevano abitato le loro famiglie subito dopo il loro arrivo. Questo processo di sostituzione etnica non fu privo di tensioni e di scontri fra le due comunità, che si trovarono in diretta competizione sul mercato del lavoro per i lavori meno qualificati. I pescatori italiani, per esempio, erano spesso costretti a restare tutta la notte sulle loro imbarcazioni se rientravano in porto dopo il tramonto. A proposito di pescatori, è qui necessario osservare che la allora spiccata vocazione marinara del North End è oggi completamente perduta. Pur essendo il quartiere situato a pochi metri dall'oceano Atlantico, i recenti progetti di risanamento del water front lo hanno completamente isolato dalla battigia, tanto che nell'area non esiste più nemmeno una libera possibilità di accesso all'acqua.

I contrasti tra la comunità italiana e quella irlandese si manifestarono anche in campo religioso. Pur essendo sia gli italiani che gli irlandesi di religione cattolica, il loro diverso modo di interpretare questa religione li portò a non frequentare le stesse chiese, cosa che sarebbe stata naturale trovandosi in un paese prevalentemente protestante come gli Stati Uniti. A riprova di ciò stà il fatto che non appena furono in numero sufficiente, gli italiani vollero erigere una propria chiesa nel quartiere. Questa fu dedicata il 23 febbraio 1876 a San Leonardo con una solenne cerimonia e destinata all'assistenza spirituale non solo degli italiani residenti nel quartiere, ma anche di tutti quelli residenti nella bassa Merrimack Valley, nel South Store e nella zona immediatamente attorno la città.

L'insediamento degli italiani nel North End avvenne per enclaves regionali. Le persone provenienti da una stessa regione tendevano infatti a stabilirsi vicine e quindi divenne possibile stabilire la provenienza di un individuo dall'isolato dove abitava. I siciliani si stabilirono lungo North Street, principalmente dal lato di Fleet Street, mentre i calabresi andarono ad insediarsi nell'area attorno a Commercial Street.

Il censimento del 1895 rilevò la presenza nel quartiere di 7.700 italiani, 800 portoghesi, 6.200 ebrei, 1.200 inglesi e 6.800 irlandesi. Quello della presenza ebraica nel quartiere fu un fenomeno di breve durata, ma molto intenso, tanto che ad un certo punto il quartiere arrivò ad ospitare cinque sinagoghe, mercati specializzati nella commercializzazione di prodotti kasher, scuole e ristoranti ebraici. Di breve durata perchè questi immigranti, di classe sociale più elevata rispetto agli altri e dediti principalmente al commercio ed agli affari, in poco tempo fecero fortuna ed uscirono dal North End per andare ad integrarsi con la popolazione locale, tanto che nel 1920 erano praticamente scomparsi dalla geografia umana dell'area.

L'immigrazione massiccia dal sud Italia cominciò intorno al 1880 ed inizialmente fu composta quasi esclusivamente da uomini in età lavorativa che non avevano intenzione di trapiantarsi definitivamente negli Stati Uniti, ma che tendevano piuttosto a considerare la loro presenza qui come temporanea. Solitamente essi lasciavano le rispettive famiglie in Italia, dove tornavano periodicamente. L'obbiettivo di molti di loro era infatti di lavorare negli Stati Uniti solo per un limitato numero di anni e di ritornare poi nel paese di origine con i mezzi finanziari necessari per comperare un appezzamento di terreno o aprire una piccola attività, o semplicemente per godersi una serena terza età. Nel 1901 il 79% degli immigrati italiani erano uomini, molti dei quali continuavano ad andare e venire dall'Italia.

Questo flusso migratorio portò ad una rapida espansione della presenza italiana in città. Mentre nel 1895 solo l'1.5 % degli abitanti di Boston era italiano, nel 1920 questa percentuale era infatti salita al 15.7%. Quasi tutti questi nuovi immigrati si stabilirono nel North End, la cui popolazione passò dai 23.000 abitanti del 1895 (il 26.6% dei quali nato in Italia) ai 40.000 del 1920 (il 90% dei quali nostri connazionali). A questo forte incremento del numero degli abitanti corrispose un netto abbassamento delle loro condizioni abitative. Nel 1920 il 74.5% delle case (di solito case d'affitto vecchie anche di 50/60 anni, il chè è moltissimo se riferito alle tecnologie costruttive all'epoca in uso negli Stati Uniti) in cui viveva i nostri immigrati aveva il bagno non di uso esclusivo ed il 13.6% era addirittura privo di acqua corrente.

Quando arrivavano i nostri connazionali versavano abitualmente in condizioni economiche disperate, è stato infatti calcolato che nel 1901 possedevano al momento del loro arrivo una media di 9 dollari a testa, e dividevano una stanza anche in 10/12. Praticamente nessuno di loro conosceva l'inglese e per trovare lavoro avevano perciò quasi tutti bisogno di rivolgersi ad intermediari, quasi sempre italiani, spesso provenienti dalla stessa area geografica dell'immigrato, quando non dal suo stesso paese di origine. Questi intermediari erano detti padroni, ed agivano come agenti per conto di una ferrovia, una grande fattoria o un altro tipo di impresa e collocavano gli emigranti anche in posti lontanissimi da Boston (come ad esempio il Midwest od addirittura l'Alasca). Questo fatto ebbe perlomeno l'effetto di favorire la distribuzione dei nuovi arrivati in tutti gli Stati Uniti, attenuando il livello di congestione del North End. I padroni fungevano da interpreti, provvedevano al trasporto dei lavoratori sul posto di lavoro e alle volte fungevano anche da addetti alla distribuzione dei salari. In cambio di questi servizi, essi trattenevano una parte del salario dell'immigrato. Qualche padrone era più o meno onesto, ma non c'era sostanzialmente nessun controllo e molti trassero vantaggio dal sistema per arricchirsi a spese dei loro connazionali. Siccome si trattava per la maggior parte di lavoratori non qualificati, le possibilità di lavoro dei nostri immigrati non erano ampie. Sempre all'inizio del 1901 circa la metà di loro lavorava in edilizia o in ferrovia, mentre solo l'1.4% svolgeva lavori etichettabili come professionali e l'1.5% erano venditori.

Man mano che il tempo passava i nostri immigrati cominciarono ad uscire dalla primitiva situazione di precarietà che li portava a considerare la propria presenza a Boston come temporanea ed a pensare di stabilirvisi definitivamente. Cominciarono così a comperare gli immobili del quartiere ed ad investirvi in lavori di miglioria i proventi del loro lavoro. Così mentre nel 1908 solo il 19.08% degli immobili del North End era posseduto da italiani, nel 1922 questa percentuale era salita al 50.7%.

Connessa con questa nuova situazione di ormai stabile residenza a Boston è poi la presenza, a partire dagli anni '10, di una forte componente femminile nella comunità italiana. Queste nuove arrivate di solito lavoravano anche loro, per sessanta ore alla settimana e con salari pari a circa il 60% di quelli degli uomini. Erano però impiegate solo in lavori che si svolgevano all'interno del quartiere e non uscivano mai dalla comunità, che era molto protettiva nei loro confronti. Quasi nessuna di loro divenne la domestica di qualche famiglia americana, come era invece accaduto a molte irlandesi.

A partire dai primi del '900 si cominciarono poi ad organizzare delle feste in onore dei patroni dei paesi di origine dei vari gruppi di immigrati. Una delle prime fu la festa in onore di Nostra Signora delle Grazie che fu celebrata per la prima volta nel 1903. La maggior parte di queste feste esiste tuttora, e costituisce una occasione in cui la comunità italiana, che oramai si è integrata ed abita un po' dappertutto in città, si ritrova nel North End.

Nel 1919 la comunità italiana, fino a quel momento rimasta piuttosto ai margini della vita politica della città, diede il primo segno di una presenza ormai organizzata. Il "City Planning Board" propose infatti la creazione di una nuova arteria, che si sarebbe dovuta chiamare Lafayette Street, per connettere il North End e Charlestown attraverso il Charlestown Bridge. Questo avrebbe letteralmente spaccato in due il North End, ma la comunità italiana si oppose ed il progetto venne accantonato.

Negli anni '30 anche gli italiani cominciarono ad integrarsi col resto della popolazione ed ad uscire dal loro quartiere, che cominciò gradualmente a perdere popolazione. Nel 1940 questa era infatti scesa a 17.598 persone, conservando però l'ancora ragguardevole densità di 924.3 persone per acro.

Nel 1950/51 la creazione della "Central Artery" e del tratto sopraelevato della metropolitana sancì la divisione fisica del North End da Boston. Nel corso dei lavori furono tra l'altro distrutte circa 900 unità produttive di varia natura e un centinaio di abitazioni. Questa operazione si inquadra in una politica di gestione del territorio, tuttora molto in voga negli Stati Uniti fino, tesa a neutralizzare gli effetti della presenza di aree degradate sul complesso dell'organismo urbano tramite la creazione di barriere fisiche tra le aree degradate stesse ed il resto della città. Queste barriere fisiche, costituite di solito da autostrade o più raramente da ferrovie, vengono comunemente impiegate per proteggere i distretti degli affari delle città dagli adiacenti slums abitati per la maggior parte da abitanti di colore. Il fatto che siano state usate per dividere il North End dal resto di Boston, è indicativo della considerazione nella quale venivano tenuti gli abitanti di quest'area da parte degli amministratori della città. Questa mancanza di considerazione era generata, più che da situazioni di fatto, dallo stereotipo che voleva tutti gli italiani legati in qualche modo ad associazioni di stampo mafioso, molto in voga a quel tempo negli Stati Uniti.

L'effetto urbano sul quartiere della creazione della "Central Artery", è quello di averne reso molto difficile l'accesso pedonale, possibile adesso solo attraverso malsicuri sottopassaggi. Se a questo aggiungiamo il fatto che la North Station, stazione di quartiere della metropolitana, è rimasta tagliata fuori dal quartiere da questa operazione urbanistica e che è oggi praticamente impossibile trovare parcheggio nel North End, abbiamo una misura del grado di isolamento fisico del quartiere indotto dalla presenza della "Central Artery".

Ciò contribuì ad accelerare il declino dell'area, al punto che nel 1955 venne creata la "North End rehabilitation and conservation commission" col compito di produrre piani di risanamento per essa. Il censimento del 1960 classificò comunque il 30% delle 4.300 case esistenti come deteriorate ed il 5% addirittura come in rovina, e rilevò che la popolazione del North End era frattanto scesa a 11.841 unità, questo anche a causa delle distruzioni operate per la creazione della "Central Artery".

Il North End subì nuovi mutamenti negli anni '60. Da un punto di vista edilizio questo periodo fu caratterizzato da una serie di interventi di recupero e risanamento edilizio condotti da privati, indotti dalla crescente prosperità economica esistente nell'area. Da un punto di vista sociale per la prima volta il resto della città si accorse che il quartiere, che pure andava ormai perdendo i suoi caratteri di italianità perchè abitato ormai da italoamericani di seconda e terza generazione quasi del tutto ignari della lingua e della cultura del loro paese d'origine, conservava il bassissimo tasso di criminalità e l'alto grado di solidarietà sociale che avevano caratterizzato la nostra vecchia comunità di immigrati. Attratti da ciò per la prima volta abitanti di altre aree urbane, soprattutto giovani, cominciarono a trasferirvisi, contribuendo con ciò ad affievolire ulteriormente il suo carattere etnico.

Nel 1965 un cambiamento nelle leggi di immigrazione portò ad avere una nuova ondata di immigrati italiani, che andò a rinvigorire il carattere italiano dell'area. Malgrado ciò la popolazione continuò a diminuire, tanto che nel 1980 era di appena 9.000 unità, ed ad invecchiare, il chè portò ad un raddoppio della popolazione anziana rispetto a 30 anni prima.

Malgrado la presenza di questa nuova ondata di immigrati italiani nel 1975 fu demolita la chiesa di Santa Maria, costruita nel 1874 sul terreno dove in precedenza sorgeva una omonima chiesa cattolica irlandese e destinata al culto dei nostri connazionali. Al suo posto venne costruita una casa di riposo.

Le condizioni del patrimonio edilizio dell'area sono tuttora rimaste piuttosto scadenti, tanto che il censimento del 1990 ha indicato che il 40% di tutte le costruzioni è ancora carente in qualche modo per quanto riguarda l'impianto igienico-sanitario. Il carattere italiano dell'area è risultato ancora piuttosto marcato, essendo il 67% del totale dei residenti o nato in Italia ( circa il 30% ) o figlio di italiani. Questo malgrado il fatto che l'immigrazione dall'Italia sia ormai ridotta al minimo, e che sia oggi prevalentemente composta da studenti e professionisti che, una volta qui, non vanno solitamente a cercare rifugio nella comunità italo-americana del North End ma si spargono per l'intera città.

Oggi il nucleo caratterizzante il North End è rappresentato dalla parte compresa tra Hanover Street e Salem Street. Qui si trovano la maggior parte delle attività economiche del quartiere, rappresentate da negozi specializzati nella commercializzazione di prodotti italiani e da ristoranti tipici italiani. E' interessante osservare come queste attività siano abitualmente situate al piano terreno degli edifici residenziali, secondo una tipologia comunissima in Italia ma quasi completamente sconosciuta negli Stati Uniti. La persenza di una grande maggioranza di edifici che presentano questo tipo di destinazione d'uso fa si che Hanover Street sia anche oggi un tipico esempio di strada commerciale secondo l'accezione italiana del termine, fatto unico nel panorama urbano di Boston. Sono questi gli esercizi nei quali l'intera comunità italiana di Boston viene ad approvvigionarsi di prodotti introvabili nel resto della città, come le caffettiere napoletane o il pane fatto secondo i criteri in uso in Italia, e i numerosi turisti scoprono il fascino della nostra cucina, molto popolare negli Stati Uniti. Questa area rappresenta sia il principale punto di aggregazione della nostra comunità, alla quale offre un sistema di spazi di incontro sociale che la principale fonte di ingresso di risorse esterne nel North End. Molti degli esercizi che vi si trovano sono piccoli esercizi a conduzione famigliare, rimasti quasi immutati da dopo la loro apertura, spesso avvenuta decine di anni fa.

Nei prossimi dieci anni sono previste in Boston importanti trasformazioni urbane, che avranno forti ripercussioni sul futuro del North End. La Central Artery verrà interrata e questo porterà alla fine dell'isolamento fisico a cui la presenza di questa barriera lo condannava. Anzi la creazione di un sistema di spazi attrezzati di quartiere sulle aree di risulta di questa operazione migliorerà in misura molto rilevante l'accessibilità del North End. Questo fatto, unitamente all'accrescimento della qualità urbana dovuta alla creazione di questi nuovi spazi attrezzati di quartiere, avrà sicuramente grosse ripercussioni sul tessuto sociale ed economico dell'area. Infatti nel North End attualmente il costo medio delle abitazioni è notevolmente inferiore a quello riferito alla intera città, anche a causa della bassa qualità edilizia ed urbana dei fabbricati e dell'isolamento dal contesto cittadino dovuto alla presenza della Central Artery. La fine di questo isolamento e la accresciuta qualità urbana lo renderanno ulteriormente appetibile ai professionisti che lavorano nell'adiacente downtown. Questo presumibilmente innescherà un processo di ristrutturazione edilizia dell'area, che porterà ad un netto innalzamento del costo delle abitazioni, il chè in assenza di interventi pubblici potrebbe portare all'espulsione dal quartiere degli abitanti a più basso reddito. La maggior parte di questi abitanti sono italiani di età avanzata che rappresentano proprio i migliori custodi della nostra cultura e delle nostre tradizioni.

L'affievolirsi del carattere etnico costituirebbe sia una perdita di tipo culturale che una perdita di tipo strettamente economico. La capacità di attrazione che il quartiere esercita oggi proprio in virtù di questa sua specificità fatalmente ne soffrirebbe, con grave pregiudizio per le attività economiche ad essa connesse.


Bibliografia

City of Boston
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De Marco William M.
"Boston's Italian North End" UMI RESEARCH PRESS Ann Arbor Michigan 1988.

Leehey Patrick M.
"An immigrant neighborhood in the nineteenth century" Paul Revere Memorial Association 1988.

Todisco Paula J.
"Boston's first neighborhood : the North End" Edizioni Boston Public Library Boston 1976.



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